Il Dott. Alessandro Pesce entra a far parte della Nazionale Italiana di Scherma nel 2008.
In questi anni segue la compagine azzurra con dedizione e professionalità nelle numerose competizioni internazionali svolte, tra cui Europei e Mondiali. Ma soprattutto nella prestigiosa avventura Olimpica di Rio 2016, affiancando e sostenendo gli atleti italiani nelle molteplici vittorie e medaglie conquistate.
Questo suo importante ruolo contribuisce in maniera concreta a regalare prestigio e notorietà al Physioathletic Center, rendendolo nel corso degli anni centro di fiducia per molti ragazzi del team della Nazionale.
Lettera del medico Federale della Nazionale Italiana di Scherma, il dott. Antonio Fiore:
“Quando vidi Alessandro Pesce la prima volta rimasi colpito dall’aura di positività emanata da questo ragazzo alto quasi due metri.
Insomma, pensai immediatamente di avere a che fare con un tipo di talento, in cui la fisicità imponente – pressoché indispensabile in un fisioterapista che operi nell’alto livello sportivo – si accoppiava a una rara sensibilità nonché a una grande gentilezza d’animo e di modi.
In genere mi fido abbastanza delle mie intuizioni sugli esseri umani ma, sulla base di un elementare criterio di buon senso, aspetto sempre la conferma dei fatti: questo perché, seppur raramente, mi è capitato di prendere degli abbagli colossali, che proprio per tale ragione sono diventati per me fonte di atroci delusioni.
Beh, devo dire che nel caso di Alessandro – detto “Fish” – i fatti sono andati al di là delle più rosee previsioni, perché negli anni successivi a quel primo incontro ho avuto diverse prove delle grandi qualità umane e professionali di questo fisioterapista dal presente ma, soprattutto, dal futuro radioso.
Ho voluto iniziare questa breve presentazione di Alessandro puntando l’accento proprio sugli aspetti umani e caratteriali, perché da un lato ritengo abbastanza superfluo sottolinearne le capacità tecniche, mentre dall’altro credo che la sua qualità più nobile e preziosa sia commisurata alla sua capacità di comunicare alle persone delle emozioni positive.
Ciò è tanto più importante in quanto l’efficacia dell’azione terapeutica di chiunque svolga un’arte sanitaria – medico o fisioterapista che sia – è direttamente proporzionale alle dinamiche di empatia o comunque psicologiche che è in grado di attivare.
In altri termini, un professionista della salute può ritenersi davvero “completo” quando riesce a coniugare – in modo equilibrato e sinergico – un elevato livello di conoscenze sul piano tecnico-scientifico, un’eccellente manualità, una rigorosa deontologia e, non ultima, un’adeguata sensibilità sul piano psicologico, che gli consenta di intuire e di soddisfare i bisogni più profondi di chi lo circondi e, in particolare, di chi stia male e gli chieda un aiuto.
In effetti, “Fish” esprime al massimo grado tutte le qualità che ho citato, e la prova di ciò sta nello strepitoso successo che riscuote fra gli atleti, i quali lo vorrebbero sempre presente negli allenamenti e nelle gare.
Per quanto mi riguarda, l’ho visto all’opera nel corso di vari raduni e competizioni e, in particolare, in occasione dei Mondiali di scherma del 2013, svoltisi a Budapest: una gara lunga, difficile, stressante.
L’idea che mi sono creato è quella di un uomo presente, riservato, sereno, comunicativo, tranquillizzante: ecco, quest’ultimo termine esprime bene a mio avviso la principale caratteristica di Alessandro, il quale riesce sempre a stemperare le tensioni eccessive e a creare una dimensione equilibrata nel contesto in cui opera.
La scherma, infatti, è una disciplina “open skill” fin troppo ricca di ansie e di nervosismi, i quali talora possono sfociare – se non gestiti correttamente – in atteggiamenti aggressivi da parte degli atleti e dei tecnici, specialmente in situazioni di gara.
Una delle principali qualità di uno staff medico e fisioterapico realmente compenetrato nelle esigenze della squadra, è pertanto rappresentata proprio dalla capacità di costituire un gruppo di professionisti compatto, sereno, efficiente e attento alle esigenze degli atleti, il quale agisca in una chiave di equilibrio che non aggiunga inutili elementi di stress a una condizione già stressante di suo.
In conclusione, posso affermare che Alessandro Pesce con mio grande piacere si è trasformato poco alla volta da quel giovane, simpatico fisioterapista che qualche anno fa chiamai a collaborare nel mio staff, in qualcosa di diverso e, sotto molti punti di vista, di speciale: un uomo leale e un amico vero, sul quale posso contare e sul quale posso fare affidamento a prescindere dalla dimensione operativa in campo sportivo nella quale entrambi ci collochiamo.
Giovani come lui, insomma, rappresentano la realizzazione di uno degli obiettivi che mi sono posto con tenacia fin dall’inizio della mia lunga carriera: quello di favorire la crescita di professionisti di grande spessore morale e umano, che sappiano comprendere l’importanza di un lavoro orientato al rispetto di una serie di valori imprescindibili e che siano in grado di formare a loro volta le nuove generazioni”.
Dott. Antonio Fiore