Le lesioni muscolari sono molto diffuse in ambito sportivo, tuttavia con un’appropriata fisioterapia, esercizi riabilitativi e una riatletizzazione sport-specifica è possibile rigenerare un muscolo infortunato.
ATP FINALS – Berrettini si infortuna ed è costretto al ritiro. Per Matteo si parla di lesione muscolare all’addome.
Cosa sono le lesioni muscolari?
Per lesione muscolare si intende un infortunio che può coinvolgere qualsiasi muscolo del nostro corpo e ne determina un danno strutturale più o meno esteso. Sono una categoria di infortuni molto comune negli atleti.
È possibile classificare le lesioni in base al meccanismo con cui avvengono in lesioni dirette o indirette.
Gli infortuni da trauma diretto sono classificati come contusioni, a loro volta suddivise in lieve, moderata o severa sulla base dell’articolarità che l’atleta conserva nel distretto interessato.
Nella categoria di lesioni da trauma indiretto è possibile distinguere varie tipologie di lesione: non strutturali e strutturali. Le lesioni non strutturali sono contratture e stiramenti, mentre le lesioni strutturali sono Strappo di I,II e III grado.
È bene sottolineare come la contrattura e lo stiramento siano piuttosto delle lesioni funzionali che predispongono ad una futura lesione più grave se non trattate correttamente, al contrario dello strappo, vera e propria lesione strutturale, che viene distinto in gradi considerando l’entità e la gravità.
Quest’ultima dipende specialmente dalla quantità di tessuto interessato e dalle caratteristiche dell’ematoma, sia esso intermuscolare o intramuscolare.
Come diagnosticare le lesioni muscolari?
La diagnosi precoce, soprattutto se si tratta di sportivi di alto livello, risulta la base fondamentale per un buon trattamento.
La diagnosi si basa su un’accurata anamnesi della storia clinica del paziente, un’attenta valutazione funzionale e una scelta appropriata rispetto all’indagine attraverso imaging.
Generalmente per le lesioni muscolari l’esame diagnostico più appropriato risulta essere l’ecografia, svolta almeno 48 ore dopo l’infortunio.
Nel caso in cui si tratti di lesioni più profonde o vi sia una discrepanza tra l’ecografia e l’esame clinico viene spesso consigliata una risonanza magnetica (RMN).
Come trattarle?
Nella fase acuta dell’infortunio la terapia prevede generalmente l’utilizzo di terapie manuali e fisiche, come laser e tecarterapia, al fine di ridurre lo stato di infiammazione derivante dall’infortunio ed aiutare il tessuto nella cicatrizzazione; inoltre è bene ricorrere ad un bendaggio funzionale per proteggere le strutture muscolari soprattutto nell’immediato post-infortunio.
Nella fase successiva sarà possibile utilizzare l’esercizio terapeutico, sia in acqua che in palestra, per la ripresa della completa articolarità e della forza garantendo sempre uno stimolo ottimale rispetto all’individualità della persona e lavorando al miglioramento dell’estensibilità muscolare.
Successivamente si lavorerà per la ripresa del gesto sport- specifico, come ad esempio il gesto tecnico del dritto o del rovescio nel caso di Berrettini, ad intensità crescente.
Molto importante è l’educazione alla prevenzione per evitare possibili recidive che potrebbero influenzare negativamente la gestione sportiva dell’atleta.